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= free mp3 by clicking on the link |
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Amor vincit omnia - Il Caravaggio
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Amor vincit omnia - Il Caravaggio
On the set
Il Caravaggio
Doctors reel set
Il precario
The wedding by moonlight
El Dilüvy Universal
Les vieilles bourrées
L'ultima lettera da Lepanto
Hector the hero
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El tirann
Branle des chevaux
Quand voi les près florir et blanchoier
Old jigs set
Tragiche stelle
Fairy reel set
Amor vincit omnia
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Video, singolo, CD diffusi su: You Tube
Singolo e CD distribuiti da: iTunes, Amazon, Emusic
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AMOR VINCIT OMNIA:
UNA TAVOLOZZA DI ARMONIE PER L'ANIMA
Era cosa superflua. Tuttavia, se qualche animo inquieto e inutilmente critico avesse voluto darsi la briga di individuare la inequivocabile riprova della piena maturità artistica raggiunta dal gruppo F.B.A., con l'uscita dell'originale e sorprendente album "Amor vincit omnia" può tranquillamente mettersi l'animo in pace.
I quindici brani inseriti nell'ultima fatica dello storico gruppo capitanato da Maurizio Feregalli, rappresentano infatti non solo il traguardo di una qualità musicale ormai di indiscutibile fattura ma tornano anche a reclamare il profondo legame con l'elemento storico e culturale del territorio e dell'intero Paese. Perché fare musica per la F.B.A. non è mai stata solamente una semplice circostanza di pura evasione o, ancor peggio, di raggiungimento di un facile ma vuoto successo commerciale: la ricerca artistica, nel campo della musica celtica e folk, ha sempre voluto unirsi alla rievocazione di personaggi, episodi e tradizioni del passato, con il preciso scopo di farli conoscere come portatori di valori positivi e fruttuosi anche a terzo millennio avanzato. Ma anche, più semplicemente, per dimostrare come la musica sia uno dei pochi strumenti a disposizione in grado di unire secoli e popolazioni, smorzare sentimenti, regalare emozioni.
E' sicuramente "Il Caravaggio" a rappresentare il pezzo di più coinvolgente musicabilità dell'intero CD. Due le sue principali connotazioni, immediatamente intuibili fin dal primo ascolto: una melodia estremamente orecchiabile - che sa ben fondere ritmi antichi e tradizionali con gli umori del rock contemporaneo - e un testo che sa vivere come una vera poesia. L'anima inquieta del truce e geniale pittore rinascimentale viene restituita in totale interezza, in un pezzo dal ritmo serrato che riesce a trasformare la musica in colore, il racconto di un'anima perduta in una promessa di eterno amore.
L'intero album racchiude perle di suggestivo valore. Ampio e di pregevole impatto letterario è l'uso della lingua italiana: lo dimostra il già citato testo di "Il Caravaggio" ma, non di meno, "L'ultima lettera da Lepanto", una struggente pagina d'amore nel cupo contesto della battaglia navale che nel 1571 segnò lo scontro tra Cristianesimo e Islam. Anche il ricorso ai dialetti seguita a rappresentare una preziosa risorsa artistica, oltre che doverosa scelta didascalica. Il vernacolo diviene quindi, ancora una volta, l'indovinato strumento per raccontare storie del passato, conferendo loro quella dose di genuinità e spontaneità tale da farle apparire meno crudeli. Anche quando, nel brano "El Tirann", si racconta di personaggi spietati come Ezzelino da Romano - che con la cantilena veneta e i ritmi scozzesi pare meno minaccioso e truculento di quanto la storia ufficiale lo abbia dipinto -, o si narra, in milanese, una storia d'amore vissuta nell'ambito del "Diluvy Universal".
Da segnalare "Il precario", un trascinante brano di forte attualità eseguito su un'aria di pizzica-tarantella qui trattato come fosse una canzone storica e "Quand voi les prés florir et blanchoier" poema del XIII° secolo scritto dal monaco-trovatore Moniot d'Arras realizzato con sfumature rinascimentali.
"Amor vincit omnia" affascina e conquista: è una tavolozza di ritmi e strumenti, di ballate e di parlate, di umili ed eroi, di sentimenti dell'anima e del territorio. Ma si rivela anche una miscellanea di strumenti più o meno conosciuti (violino, whistles, fisarmonica, bouzouki, ghironda, mandolino, cornamuse...) e di tradizioni musicali (irlandese, scozzese, bretone, galiziana, lombarda. mediterranea...). Il risultato è sorprendente: un ascolto coinvolgente e pulito, una musica che entra in immediata circolazione, che fa bene alla testa e al cuore. Un CD da sorseggiare come una benefica tisana, in un panorama musicale purtroppo spesso troppo sciapo se non irritante.
Maurizio Feregalli e i musicisti della F.B.A. hanno fatto centro ancora una volta. Ascoltando tutto d'un fiato "Amor vincit omnia" sorgono spontaneamente (come al marinaio innamorato di Lepanto): "un sorriso, un'emozione ed anche un gran sospiro". E non si tratta affatto di cose scontate.
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Marco Galbusera, scrittore, giornalista free lance - gennaio 2016 |
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AMOR VINCIT OMNIA "L'amore vince tutto"
Nuovo album per i FereBandAperta, formazione attiva da un ventennio e caratterizzata dalla ricerca e
riproposizione dei modi e dei suoni del folk tradizionale dell'area nordeuropea. Il disco si chiama Amor Vincit Omnia.
Si apre con Il Caravaggio, pezzo dedicato alla vita avventurosa del pittore di fine Cinquecento,
tratteggiata con armi acustiche e un'atmosfera baldanzosa (Amor Vincit Omnia è anche il titolo di un quadro
del pittore lombardo, che cita Virgilio).
A seguire lo strumentale Doctors reel set, dipinto in pieno folk celtico. Nella seconda parte il brano accelera e
mescola una sezione ritmica più moderna ad arpeggi antichi.
Si passa a climi più mediterranei con Il precario, dedicata evidentemente ai problemi del lavoro contemporaneo.
The wedding by moonlight è un'altra escursione strumentale nel folk britannico, con qualche idea elettrica qui e là.
Si passa al dialetto con la veloce El Diluvy Universal, molto ritmata e incalzante. Continua l'alternanza tra cantato e
strumentale con Les vieilles bourrées, in atmosfera di danza settecentesca.
L'ultima lettera da Lepanto (dal luogo della celebre battaglia degli stati "occidentali" contro i turchi nel 1571)
si dipana come il racconto di una storia individuale.
Hector the hero è dominata dalla cornamusa che suona in toni epici, mentre sono i violini e comunque gli strumenti a
corda a caratterizzare El Tirann.
Branle des chevaux torna a modi tipici da danze barocche.
Si passa al bretone (oppure all'occitano) con Quand voi le prés..., ballata acustica di una certa dolcezza.
Si torna al folk tradizionale come Old jig set.
Tragiche stelle rispecchia il titolo quanto a impatto emotivo, anche se il risultato non sembra il migliore dell'album
che si chiude con l'ultima strumentale Fairy reel set ed Amor vincit omnia (versione integrale de Il Caravaggio,
con ritmica supportata da strumenti dell'area mediterranea e senza batteria) che da il titolo al CD.
Difficile giudicare il lavoro di ricerca alle spalle di un disco come questo, destinato ad ammiratori piuttosto "integralisti".
Si avverte comunque molta passione e l'esecuzione strumentale è per lo più impeccabile.
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MusicTRAKS - articolo di Fabio Alcini - 29 aprile 2015 |
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Alegher!
Ethnoworld VLM 009
Galeazz (mil)
In viàcc (mil)
Casciàda luntan (mil)
Basum piscinina (mil)
I alber a ié òlt (crem)
Menà via da ti (mil)
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Bellovesus (strum)
Ke rògna (berg)
Ol pàl (berg)
Se'l canta (berg)
Coeur in del fosk (mil)
Dessedàss liber (mil)
Cià ke indemm, fiö (mil)
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Compilation digitale realizzata in collaborazione con The Orchard, New York (USA), distribuita su iTunes
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Folk songs
Ethnoworld VLM 007
Galeazz
La mia sciata mora
Ke rògna
Ol pal
I alber a iè olt
In viàcc (cun ti in del cò)
Casciada luntan
Mena' via da ti
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Bellovesus
El bisogn de amar
Coeur in del fosk
Se'l canta
Basum piscinina
La bèla indurmentada
Un alter dì
Dessedàss liber
Cià ke indemm, fiö
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Compilation digitale realizzata in collaborazione con The Orchard, New York (USA), distribuita su iTunes
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Folk Dances
Ethnoworld VLM005
Toss the feathers
Nomos jigs
Portsmouth
Galizian carol
Fleadh reels set
The waters jigs
Rayons de soleil
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Dida's tar
Odishama
Karobicka
Fandango
Tous les yeux du monde
Alter scottish set
Alter Irish jigs
Yaya hornpipes and reel
Greenlands
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Compilation digitale realizzata in collaborazione con The Orchard, New York (USA), distribuita su iTunes
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Yaya
Ethnoworld 2009 EWR 019
Cià ke indemm, fiö
Yaya jigs set
Yaya
Yaya hornpipes & reel
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Feltrinelli, FNAC |
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"YAYA... CIÀ KE INDEMM"
"Se mai vi fosse bisogno di una riprova della maturità artistica e musicale raggiunta dalla "F.B.A.",
è proprio l'ultima fatica discografica del gruppo a vanificare ogni dubbio a proposito. "Yaya", l'ottava uscita
dell'infaticabile gruppo capitanato da Maurizio Feregalli, si presenta infatti come un'opera completa sia sotto
il profilo della ricerca musicale sia sotto quello dei testi che non solo lambiscono ma entrano - senza forzature
e con molta convinzione - nell'impegno e nella denuncia sociale.
Sicuramente nulla di borioso, vuoto o fine a se stesso: non è nello stile della FBA; la voglia di riscatto passa
infatti attraverso un'opera di ricostruzione storica, con il grido di un giovane irlandese, Kevin O'Donnell,
soprannominato "Yaya", che nel 1936 lasciò il suo Paese per diventare combattente per la libertà nella guerra
di Spagna. Non è un caso che siano proprio le amare vicende di Kevin a dare il titolo all'intero CD.
"Voi ragazzi come me non credete proprio a tutto - canta infatti l'eroe irlandese - loro hanno belle parole
e a te danno una bandiera"... Un grido di disfattismo in polemico spirito anarcoide?
Nulla di tutto ciò; viene infatti in soccorso un inno alla vita, che vale sempre la pena di essere vissuta,
magari al vivace ritmo di una ballata irlandese. "Cià ke indemm, fiö" è infatti il ritornello denso di euforico
buonumore che apre il disco. "Se 'l Signur el me vett minga e 'l dutur me guaris no... se 'l me angel l'é scapàa
e 'l me diaul ghe curr a drèe"... "Cià ke indemm!".
Con la genuina forza del vernacolo, già nobilitato nel
corso della loro precedente produzione musicale, i componenti della FBA, gridano a chiare lettere che,
nonostante tutte le difficoltà, la solidarietà, l'amore per la vita, l'affetto di una donna restano sempre
valori positivi, in grado di dare una scossa e una motivazione a qualsiasi esistenza. "Cià ke indemm!"
e noi seguiamo ben volentieri la FBA in questa sua nuova avventura.
Il testamento di Kevin e il grido di gioia di Maurizio non possono che esercitare un benefico contagio"
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Marco Galbusera, scrittore, giornalista free lance - ottobre 2010 |
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"YAYA" - ITALIANI D'IRLANDA
"Mi si invita ad ascoltare questo piccolo CD di quattro brani intitolato "Yaya"
dei lombardi "F.B.A." band molto attiva e con diversi anni di esperienza alle spalle.
Così ho fatto ed una volta di più mi convinco che la strada del Folk non delude quasi mai.
Il Folk è musica popolare, un'arte che pur evolvendosi mantiene ben salde le proprie radici.
Rispetto al cosiddetto pop radiofonico (cioè il 99% di ciò che ci viene propinato quotidianamente)
la differenza sta proprio nel manico, nella stessa ragione di esistere.
L'arte popolare nasce infatti per necessità, non per calcolo, ed obbedisce ad un bisogno istintivo di comunicazione.
Tornando a "Yaya" si tratta di brani che musicalmente guardano all'Irlanda, costruiti su sonorità dal tocco
artigianale tra flauti, violino, bouzouki ed altro ancora.
Dalle atmosfere incantate dei boschi ai cori sfrenati, dalle fate... ai boccali di birra.
Certo ormai anche in Italia l'operazione ha in parte smarrito il fascino della novità: la musica "celtica"
in questi anni è molto frequentata dalle band italiane, ma è anche vero che sorprendere non è un obbligo.
Il suonare per il piacere di farlo, e farlo bene, è già un merito in sé stesso.
Ascoltando i quattro brani proposti nel CD è facile immaginare come l'esecuzione dal vivo possa essere la dimensione più
congeniale per farli vivere pienamente e del resto la band è molto attiva anche in concerto (vedi il sito http://www.fbamusic.net).
Nel CD (come suppongo dal vivo) le atmosfere più raccolte si alternano a ritmi immediatamente coinvolgenti...
Gruppi come la "F.B.A." sono una buona occasione per scoprire un mondo alternativo alla musica abitualmente diffusa in radio e televisione.
Il canzoniere celtico è affascinante e popolato da talenti... e ben pochi han resistito alla tentazione di inserire sonorità celtiche nella loro musica.
Il fascino di un'arpa, di un tin whistle, di un violino, di un bouzouki... Di regola non c'è sintetizzatore che regga al confronto."
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Walter Chiesa - Clippers luglio 2010 |
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Maurizio
Feregalli
The Celtic Rider
Ethnoworld 2007 web CD EWDR 007
Bellovesus
Galeazz
Alter Irish jigs
Fleadh reels set
In viàcc (cun ti in del cò)
Till the sky shall fall
Galizian carol
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Alter
reels set
La mia sciàta mòra
Dancing in the storm
Nomos jigs
Strathspeys
Lora
Bouzouki belly dance
Rayons de soleil
Tous les yeux du monde
Casciàda luntan
Fleadh celtic set |
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Compilation
digitale realizzata in collaborazione con la San Francisco
Digital Rights Agency (USA) e distribuita in tutto il mondo:
ITunes,
Emusic, Napster |
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The
secret dream of the fairies
Ethnoworld
2006 FR CD 141
Bellovesus
In viàcc (cun ti in del cò)
Dancing in the storm
La mia sciàta mòra
Playing above the cliffs
Coeur in del fosk
Rayons de soleil |
The fairies' secret dreams
Ragione di vivere
Whistles in the celtic wind
Ke rògna
The water jigs
Un alter dì
Portsmouth
La bèla indurmentada
ghost
track: Bucolic stomp |
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IL
SOGNO SEGRETO DELLE FATE
Nuova prova d’autore per la F.B.A.
“Ormai consacrata ad una decisa
maturità artistica, la F.B.A. (FereBandAperta)
ha recentemente arricchito la sua già ampia produzione
musicale con la pubblicazione del suo settimo cd, che
presenta il rassicurante e curioso titolo di “The
secret dream of the Faires” (il sogno segreto
delle fate). Stupisce, ancora una volta, la capacità
del gruppo – e in primo luogo del suo polistrumentista
Maurizio Feregalli – nel saper conferire nuova
vita ad antichi ritmi ed accordi, non tanto adattandoli
quanto trasportandoli alla briosa intensità dell’epoca
contemporanea. Di estremo interesse si conferma inoltre
l’utilizzo dei dialetti dell’Italia settentrionale
– in particolare il lombardo milanese –
per raccontare, incantare, suscitare emozioni e sentimenti:
quasi un conferimento di paternità linguistica
a vernacoli spesso relegati nel solo ambito del folclore
o della grassa ed immediata comicità. Dietro
questa delicata operazione di “rivitalizzazione”
linguistica si cela non tanto la rivendicazione di primati
localistici ma esclusivamente l’amore per le origini
della propria terra sempre inquadrata – a scanso
di equivoci – in un più ampio respiro continentale.
Su questo ampio orizzonte si staglia “Bellovesus”,
il gustoso brano che apre il CD e che ripercorre le
gesta del primo leggendario condottiero celta nelle
lande padane: la storia si unisce con la letteratura,
la ricerca musicale alla tradizione popolare, la cultura
ai sentimenti e agli umori di una umanità sempre
identica nelle sue aspirazioni e nelle sue quotidiane
fatiche.
L’album si presenta nel suo complesso armonico,
di morbido e sapiente ascolto, riuscendo ad alternare,
con la consueta varietà, tra danze, ballate,
pezzi strumentali e brani cantati. Un’aria di
infinta dolcezza lo percorre per intero abbracciando
tutti i pezzi in esso contenuti, dalle melodie rivisitate
dalla tradizione nord e centro europea ad affascinanti
nuovi motivi strumentali.
“Un cd per sognare, adatto a chi viaggia e che
fa pensare positivo – commenta soddisfatto Maurizio
Feregalli – di questi tempi ce n’è
davvero bisogno”. Non si può che essere
d’accordo con questa semplice, ma sincera affermazione
ed essere grati a Maurizio e al suo gruppo per le emozioni
che seguitano a regalare. Sognare fa sempre bene e aiuta
a tenere i piedi ben ancorati a terra…” |
Marco
Galbusera (La Gazzetta della Martesana, Clippers, Quaderni
del Lombardo Veneto) - 1 dicembre 2006 |
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“E’
uscito il 7° disco di FBA. Un incantevole viaggio
musicale dedicato alle fate. “The secret dream
of the fairies” è un CD che racchiude in
sè le molteplici sfumature umorali della musica
celtica e che riesce ad agganciarle saldamente alle
lingue dialettali lombarde, affrancando queste ultime
dal loro utilizzo esclusivo nelle pieghe dell’ingiustamente
bistrattata musica folkloristica. Il dialetto lombardo
in questo CD dimostra una straordinaria musicalità:
quando associato alle linee melodiche della musica celtica,
esso riesce a mantenere le atmosfere e, se possibile,
ad intensificarne il pathos, ricollocando la tradizione
europea nell’humus locale. Apprezzabile quindi
il lavoro di traduzione ed adattamento di alcuni traditionals,
lavoro che riesce a donare sorprendente freschezza ed
una nuova personalità lombarda a brani scozzesi
ed irlandesi. Sintomatico di questo riuscito intervento
è il brano d’apertura, “Bellovesus”,
che è il primo tributo musicale che mai sia stato
reso al primo celta documentato nella storia d’Italia.
L’album è un armonico impasto di danze
e ballate, di brani strumentali e pezzi cantati in italiano
ed in dialetto, con una particolare vena di dolcezza
che pervade l’intero CD e che ne fa un nuovo e
convincente capitolo nella produzione di FBA, senza
che vadano perdute la naturale passione del gruppo per
la musica da danza e la contaminazione etnica.
Da “The secret dream of the fairies” emerge
la personalità autorale di Maurizio Feregalli,
che in questo album mette a frutto, oltre alla sua sensibilità
poetica e musicale, le sue vaste conoscenze sulla musica
tradizionale europea, riuscendo a generare un CD in
cui i parallelismi fra le tradizioni locali lombarde
e quelle bretoni, scozzesi ed irlandesi, appaiono naturali
e spontanei.
Un CD godibilissimo, da scoprire ed approfondire ad
ogni nuovo ascolto.”
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Celticworld.it
- 24 aprile 2006 |
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Alter
Ethnoworld 2004
FR CD 135
Galeazz
Alter Scot reels
Alter Scot jigs
I still haven¹t found what I¹m looking for
Alter hornpipes & reel
Alter scottish set |
Ol
pàl
As in the cradle
Fandango
Re Teodorico
Alter Irish jigs
Music for a found harmonium
Casciàda luntan
ghost
track: Youngest ancient mariner |
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"Fondata
nel lontano 1993, la FereBandAperta (FBA) giunge a questo
nuovo album intitolato “Alter” dopo aver collezionato
nel corso degli anni ben cinque album, presenze in molte raccolte
allegate a riviste specializzate, passaggi radiofonici, diverse
partecipazioni ai principali festival folk europei e numerosi,
meritati riconoscimenti.
Si, meritati, perché ascoltare la FBA è un piacere
ed è un piacere lasciarsi prendere per mano e accompagnarli
nelle loro innumerevoli scorribande attraverso le diverse
tradizioni musicali europee, sempre gambe in spalla e con
il sorriso sulle labbra. Nel suo incessante girovagare, “Alter”
propone reels scozzesi, gighe irlandesi, antiche danze iberiche
e provenzali, una canzone catalana sulla libertà riarrangiata
in dialetto bergamasco (“Ol pal”), una canzone
storica in dialetto milanese ad aprire l’album (“Galeazz”),
una in chiusura, sempre in dialetto milanese, dedicata alla
emigrazione dell’800 e ispirata al racconto “Dagli
Appennini alle Ande” di De Amicis (“Casciada luntan”),
nonché un omaggio molto rispettoso agli U2 (“I
still haven’t found what I’m looking for”).
Quello che colpisce di “Alter” è come questa
grande varietà di tradizioni, di stili e di epoche
storiche affrontate riesca a non far mai risultare l’album
dispersivo, conferendogli anzi, paradossalmente, grande omogeneità.
Questa ricchezza di riferimenti musicali e di orizzonti, in
senso lato, rende la proposta della FBA quantomeno singolare:
infatti nessun’altra band italiana dedita al ripescaggio
della musica tradizionale europea riesce e vuole, si intende,
spaziare così tanto, basti pensare, ad esempio, ai
bravissimi Birkin Tree, alle prese rigorosamente con la musica
irlandese, o ai Gai Saber e alla loro mescolanza di musica
elettronica e tradizione popolare occitana. La FBA, invece,
se ne va a spasso un po’ qua e un po’ là,
forse senza toccare le vette dei Birkin Tree, però
dando vita ad un album coraggioso e nel complesso estremamente
godibile, a tratti trascinante, soprattutto con le gighe irlandesi,
roba da alzarsi in piedi e darci dentro come forsennati di
passo “tacco-punta”." |
Musicboom.it
- Articolo di Thomas Paulo Odry - 2 settembre 2005 |
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"A
volte è possibile trovare un’identità
musicale proprio nel confronto con quella altrui: è
quel che succede alla band folk-celtica FereBandAperta, che
nel titolo “Alter (other – outre – otro)”
del suo sesto lavoro trova già una piena definizione
del proprio stile musicale.
Proprio riarrangiando brani di provenienza variegata (scozzesi,
irlandesi, provenzali, iberici, milanesi) il gruppo lombardo
capeggiato da Maurizio Feregalli riesce infatti ad acquisire
e sfoderare un sound ben definito, costruito grazie ad un
sapiente intreccio di storie, tradizioni e suoni. Gli strumenti
utilizzati in “Alter” sono infatti una moltitudine
complessa e fascinosa, che rievoca suoni di una bellezza antica,
per un rito del quotidiano che riempie di stupore e calore
gli animi. La melodia, in particolare, è affidata spesso
al suono caratteristico dei flauti (soprattutto ai low whistles)
e alle cornamuse di Jean-Pier Toffano, alle potenti e coinvolgenti
costruzioni della fisarmonica di Mauro Pievani, ai ricami
e gli inserti fulminanti del fiddle, il violino tipico delle
danze popolari irlandesi, qui suonato da Filippo Giordano.
I ritmi variano invece dalle scottish, che rammentano balli
graziosi e composti, al 6/8 delle jigs, qui maestose e solenni,
da un fandango passionale ad accenni di tango, dalle hornpipe
travolgenti ai reels festosi e solari.
Prevalente nel disco sembrerebbe così un’atmosfera
serena e distesa, ma basta non fermarsi alle apparenze per
comprendere che questo album non sfrutta una coloritura folkloristica
per propinare, dietro una patina esteriore celtica, i soliti
temi amorosi decantati in mille salse diverse dalla notte
dei tempi ad oggi. Queste canzoni scendono invece nelle pieghe
e nelle piaghe della gente comune, del popolo inteso sia come
classe sociale che come nazione, che la miseria spinge ad
emigrare (“Casciàda luntan” ispirata ad
un episodio del libro “Cuore” di De Amicis) o
a ribellarsi per sottrarsi dal giogo dei padroni, chiunque
essi siano, e conquistare la libertà.
Non importa a quale latitudine ci si trovi: una canzone catalana
può prendere un inedito testo bergamasco e cantare
ansie libertarie trasversali e comuni (“Ol pàl”),
come “I still haven’t found what I’m looking
for” degli U2 può acquisire il respiro di un
inno epico carico di speranze, che travalichino i confini
dell’Irlanda, nel cui alveo più celtico è
ricondotto musicalmente il brano. L’intento programmatico
era “tradizionalizzare” questa celebre canzone,
eppure resta improntata ad un folk-rock di matrice contemporanea;
il segreto degli arrangiamenti anche in questo caso resta
però il medesimo, ovvero sovrapporre e dissociare con
cura degli strumenti dal suono senza tempo, suonati in modo
moderno.
Se la spina dorsale della base ritmica è la presenza
costante del basso elettrico di Roberto Villani, una fitta
trama sonora è costituita infatti non solo dagli arpeggi
delle chitarre acustiche, ma dal suono argentino dei bouzouki
suonati da Feregalli e da Alan Jones, dal timbro cristallino
dei cittern, e dall’originale suono di quella che un
tempo si chiamava “viola da orbi”, ovvero della
ghironda tipica dei balli occitanici. A rendere più
tesi e vibranti i pezzi irrompe a tratti una moderna chitarra
elettrica, mentre sempre efficaci sono le percussioni di Valerio
Lanfranco Meletti, che comprendono i bassi profondi del cajon
come l’altrettanto tradizionale bodhràn. Antico
e moderno insomma si mescolano sempre, in un connubio imprevedibile;
la storia d’altra parte entra con evidenza nei brani
del disco: se la sconfitta di Napoleone è tra gli spunti
tratti dall’”O’Neill book of Irish dancing”,
nella cover di Massimo Bubola “Re Teodorico”,
valorizzata dal suadente cantato di Veronica Sbergia, un leggendario
episodio della vita di questo sovrano è occasione per
riflettere sulle lusinghe dell’ambizione, che può
portare ad un repentino tracollo. La prima traccia del disco
invece si concentra su Galeazzo Visconti, narrando la paura,
la lotta per la sopravvivenza, lo spirito di sopraffazione
che caratterizzano i malaugurati momenti di guerra.
“Alter” insomma riporta indietro nel tempo, e
fa pensare, ballare e persino sognare: “As in the cradle”
di Filippo Giordano è una ninna-nanna malinconica e
dolcissima di solo pianoforte che ricorda che la musica folk
è prima di tutto impregnata di sentimenti. Degli altri
e nostri." |
Mescalina.it
- Articolo di Ambrosia J. S. Imbornone |
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“Also
from the Continent is the Italian octet F.B.A. (FereBandAperta)
a traditional oriented band that mixes mainland Southern European
music with a lot of Scottish and Irish dance tunes. About
half of “Alter” (Ethnoworld FR CD 135, 2004), the group’s
sixth album, consists of uptempo tune sets built around piano
accordion, fiddle, strings and a rhythm section, with competent
big-band performances of largely Celtic jigs, reels and horpipes,
like “the Atholl Highlanders” and “the Irish washerwoman”.
The rest of the disc, and the more distinctive part for me,
is mostly highly rhythmic, medieval-sounding arrangements
of songs in old Italian dialects. “Ol pàl”, with a buzzing
hurdy-gurdy setting the tone, is especially neat. Track notes
are in Italian.” |
Dirty
Linen, folk & world music (USA) - Monday, 30 May 2005 |
|
"E'
la prima volta che mi capita di recensire un album di musica
di chiaro stampo celtico, anche se non è la prima volta
che ascolto questo genere musicale... in studio, spesso questa
musica appare chiusa e schematica, per cui, talvolta, dopo
l'ascolto dei primi pezzi la noia prende il sopravvento. Questo
fortunatamente non accade con gli F.B.A., gruppo on the road
ormai dal 1993, con ben sei album all'attivo, e che... riesce
sempre a sfornare ottimi prodotti, di facile presa e di sicuro
impatto sull'ascoltatore.
La prima impressione è sicuramente positiva, grande
cura degli arrangiamenti, suono pulito ed armonico, musica
dolce ed espressiva, brani finemente lavorati ed incastonati
nel tessuto complessivo dell'album. Ad un ascolto più
approfondito, ci appare evidente la tensione musicale che
avvolge i musicisti, capaci di dare ritmo e forza ai singoli
pezzi... Alcuni brani sono addirittura trascinanti, ed è
davvero eccellente per esempio, "Alter hornpipes reel",
in cui si parte con un ritmo molto lento e melodico, e poi
quasi d'improvviso si passa ad un ritmo sfrenato ed ossessivo
che ti prende e ti invita a muoverti ballando e danzando all'ascolto
di questa musica d'altri tempi... "Galeazz", brano
di apertura dell'album, in cui si coglie davvero la cifra
tecnica ed espressiva della band e "Casciàda luntan",
canzone in dialetto milanese sulla emigrazione dell'800, notevole
in tutti i sensi. Nel complesso, quindi, una buona prova ,
in cui tutti i musicisti danno un valido contributo - citerei
tra gli altri l'ottimo organettista Mauro Pievani,
ma solo per il mio smisurato amore per lo strumento - e che
rappresenta un'ottima occasione per chi non conosce questo
tipo di musica per immergersi nelle tradizioni della musica
celtica in modo piacevole e leggero." |
Citymusic.it
- Articolo di Emilio Sacco |
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“Nati
nel 1993 e con un curriculum tanto ampio quanto prestigioso
(partecipazione ai principali folk festivals europei, trasmessi
in decine di radio nazionali e private, sei precedenti lavori
tra CD ed EP e decine di partecipazioni a compilations), la
FBA (FereBandAperta) giunge al nuovo album “Alter”.
Un viaggio libero e senza confini nelle tradizioni europee
tra danze provenzali, gighe irlandesi, antiche danze scozzesi,
la canzone storica milanese (la splendida “Galeazz”
in apertura) e un sorprendente omaggio agli U2 con “I
still haven’t found what I’m loooking for”.
L’album è godibilissimo, sempre vivace e fresco
anche per chi non é avvezzo al folk tradizionale, in
virtù di una versatilità e di una larghezza
di orizzonti artistici che fa della FBA una band unica”. |
Radiocoop.it
– gennaio 2005 |
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“Denter
el nöf laurà di FBA la storia d’Insübria
e la müsega di popui d’Europa. L’era el mument
che queidun el cumenzass a vardà indrèe in de
la storia de l’Insübria per tiràn föra
una canzun. L’era el mument de finila de druvà
la nostra lengua per cunta sü i stori di paisan, di perdent
e de metes dree a cantà i nost eroi. Del rest tücc
i lengu del mund hin sgrandii e han ciapaa valur quand ch’han
tacaa a tirà sü el livel di argument trataa. E
chi l’é che pudeva fà un mestee cumpagn
? Dumà el Maurizio Feregalli cunt... la FereBandAperta.
Dess cun Alter, el so sest cd, han intentaa un queicoss de
püssee ambizius... Vöna di canzun la cünta
sü la storia del “Galeazz” Visconti, terz
Signur del Dücaa de Milàn, che l’avariss
vursüu dedicass a l’art, ma el ghè tucaa
de fà la guera squas tüt la vita per tegnì
insema el so teritori. Che canzun putenta: dumà a scultà
la meludia... la va sü la pressiun e se despö te
feet al ment al test, te partisset del tüt... Ma anca
la canzun “Ol pàl” la gh’a el so
bel valür... Un cunsèi? Andìi a vedè
un cunzert di FBA: una müsega che a scultàla te
pödet minga sta fermu, una cantanta Veronica Sbergia,
che cunt la sua vus colda la sa fà tüscoss...” |
La
Vus de l’Insübria n°3/2004 articul de Paul
Antugnell |
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“Esce
il 22 luglio “Alter” il nuovo album della FBA.
Ancora una volta il gruppo dimostra di continuare a guardare
avanti e di essere tutt’altro che autoreferenziale.
Le musiche da danza realmente trascinanti, fanno da leit motif,
ma il nuovo lavoro - a nostro parere forse il migliore - offre
un’affascinante moltitudine di atmosfere e sfumature,
tanto che ogni brano é davvero una storia a sè.
“Alter” é un volo libero su tradizioni,
lingue, stili ed epoche storiche: canti in dialetto lombardo,
musica catalana, reels scozzesi, gighe irlandesi, danze provenzali,
echi di flamenco, musica rinascimentale e molto molto altro.
Il gruppo ancora una volta riesce a miscelare armoniosamente
le anime della musica europea, sfornando un prodotto assolutamente
stimolante sia per gli appassionati che per i neofiti e, soprattutto,
riuscendo a mantenere la “leggerezza” della ricetta
nonostante la significativa quantità di ingredienti.
Quello che si chiede ad un cd é che non sia noioso.
Bene: prendete “Alter” e mettetelo in loop senza
alcun timore. Dunque a conti fatti, senza dubbio “Alter”
costituisce un lavoro curato, piacevole ed, in primis, mai
banale. Oltre ai curati arrangiamenti ed all’ottima
performance dei musicisti, da segnalare la calda ed incredibilmente
versatile voce di Veronica Sbergia (nuova cantante del gruppo)
e la qualità della registrazione audio (sia in studio
che live)."
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Celticworld.it
- luglio 2004 |
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Bèi, oh
bèi
Ethnoworld 2003 ET CD 1952 |
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Fleadh reels set |
Se'l canta |
Dessedàss
liber |
Farewell to Achill
Island |
Fleadh jigs set |
Basum piscinina |
Menà via
da ti |
Recuerd |
Toss the feathers |
Dida's tar |
I alber a iè
olt |
El bisogn de amar |
Fleadh circle
set |
Fleadh celtic
set |
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Compilation
realizzata in collaborazione con TeleLombardia e in coedizione
con la BMG Ricordi S.p.A. |
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Fleadh
Ethnoworld 2002 FR CD 122 |
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Fleadh circle
set |
Dessedàss
liber |
Aignish |
A lunelul swing |
Fleadh reels set |
Recuerd |
Il cielo d'Irlanda |
Dida's tar |
Tous les yeux
du monde |
Scarborough reggaereel
fair |
Don Alfonso |
Fleadh celtic
set |
Fleadh jigs set |
Farewell to Achill
Island |
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"...Fleadh,
nuovo album della FBA, che orienta il proprio focus verso
le riletture della musica conviviale e "da festa",
tipica della tradizione celtica come di quella italiana. E
così, se gli standard "Scarborough Fair"
e "Don Alfonso" vengono reinterpretati in un'inedita
chiave moderna ed anti-tradizionale... la resa in lombardo
dell'inno alla libertà "Eirigh Suas A Stoirin",
ribattezzato "Dessedàss Liber", regala un
momento di grande fascinazione epica..." |
Rockerilla
- Ottobre 2002 |
"...FBA
est un groupe italien de huit musiciens qui nous livre ici
son quatrième disque. Ambiance de fete effectivement.
Celtico-italien pourrait-on dire avec des jigs, des reels
lents, une jolie mazurka langoureuse, une parodie de tango,
une douce chanson traditionnelle en dialecte milanais... et
une délicate composition « Farewell to Achill
Island »..." |
Le
Canard Folk (Belgio) - Settembre 2002 |
"Fleadh
(festa). Nelle 14 tracce potrete ritrovare l'energia trascinanate
dei loro concerti e riscoprire il gusto per il sincretismo
etnico che il gruppo porta avanti da anni senza dimenticare
le radici "popolari" del folk... La loro musica
è viva, in continuo mutamento, ed è questo il
vero pregio del loro suonare per se stessi e per il pubblico.
Sanno sempre stupire con la loro vena creativa e reinterpretativa
(una per tutte la versione reggae di Scarborough Fair) riuscendo
abilmente a mantenersi nell'ambito della giusta ironia e del
gioco. Un lavoro comunque nel nome della tradizione, ma di
una tradizione che fluttua da una cultura all'altra in un
alternarsi mai stridente di atmosfere: canti dialettali, fra
Lombardia, Francia, Irlanda e mezzo mondo... un album decisamente
fuori dal coro, che non cerca di strizzare l'occhio a mode
o critici: un album suonato per il piacere di fare musica,
proprio nello spirito della "festa" (fleadh), che
ti tira dentro scivolandoti attorno... " |
Celticworld.it
2002 |
"Fleadh
è il quarto disco della ormai nota FBA, banda celtica
milanese di riconosciuto spessore... tutti i brani sono nuovi,
questa volta, e rappresentano il reale potenziale della banda
sul palco. Davvero un'esplosione di gioia e vitalità
quello espresso dalla FBA. In particolare la loro versione
de "Il cielo d'Irlanda" di Bubola è qualcosa
di unico, ma anche gli altri brani sono ben selezionati tra
tradizionali e composizioni. Ecco che possiamo ascoltare in
totale appagamento di sensi l'iniziale "The party has
begun" di Feregalli in un crescendo maestoso... la romantica
"Tous les yeux du monde", mazurka sempre dello stesso,
"Don Alfonso" un estemporaneo tango-polka molto
divertente, seguite dalle classiche jigs "Fleadh jigs
set: Calliope house e Cowboy jig". Un discorso a parte
merita "Dessedàss liber", un'interpretazione
in dialetto milanese di "Eirigh suas a stoirin";
secondo me la vera potenzialità questo gruppo la esprime
proprio in queste loro rielaborazioni appassionate che assumono
un'andatura epica inconfondibile. Segue "A lunelul swing"
una danza rumena rielaborata da Meletti e Feregalli, un frammento
al violino ed addirittura una tarantella bergamasca molto
trascinante... seguita da "Scarborough reggaereel fair",
proprio il famoso brano trasformato in versione blues-reggae-reel
assolutamente da ascoltare nella loro superba rielaborazione...
un celtic set misto di antico e nuovo tanto per staccare ed
un' ispirata slow air di Meletti "Farewell to Achill
Island" a chiudere un disco molto vario legato a una
sonorità inconfondibile e per questo assolutamente
omogeneo e gradevole..." |
Traditional
Arranged 2002 |
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ESAURITO |
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Demons & lovers
Ethnoworld 2001 Celtica CCD877 |
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Toss
the feathers
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Je mene les loups |
Demons & lovers |
Prijon forte
(2001 Radio Remix) |
El bisogn de amar
(2001 Acoustic Remix) |
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"In soli
venti minuti e cinque brani, questa formazione di folk acustico
tradizionale dà vita ad atmosfere dal fascino celtico
percepibile e coinvolgente, non distante dalla poesia di Dan
Ar Braz come dall'orchestralità corale dei Chieftains..." |
Rockerilla
- Febbraio 2002 |
"Il lavoro
di FBA non è solo ricerca e fine "contaminazione", ma soprattutto
volontà di riscrivere i canoni musicali locali e rendere interscambiabili
le culture generalmente considerate rigidamente "locali".
Musicisti impeccabili e sempre più incantevole la voce di
Lalla Carera. Un mini-album "tonico" per il corpo e la mente."
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Celticworld.it
- Settembre 2001 |
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ESAURITO |
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The greenlands E.P.
Ethnoworld 2000 Celtica CCD872 |
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La jument de Michaud |
Malbaie reel |
I alber a ie' olt |
Greenlands
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E.P. prodotto esclusivamente
per la Bretagna - E.P. produced exclusively
for Brittany |
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Till the sky shall
fall
Ethnoworld 2000 Celtica CCD870 |
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La jument de Michaud |
Alambic |
Malbaie reel |
Mrs. Winter's
jump |
Lark in the morning |
Prijon
forte |
Till the sky shall
fall |
Nomos jigs |
All around my
hat |
Brixiana |
Odishama |
Karobicka |
Galizian carol |
J'ai vu le loup |
Packington's pound |
Upton stick dance |
I alber a iè olt |
Tambodhràn
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Strathspeys |
Greenlands |
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"Tunes
from every Celtic area you can think of everything's passed
through the Italian grinder to give it a special flavour,
that's F.B.A.. Furthermore, the eight piece "folk orchestra"
offers plenty of variety..." |
Folkworld.de
(Germania) - Settembre 2001 |
"F.B.A.
plays a glorious range of material but more impressive is
their ability to execute convincing renditions of these different
styles this release is a delight..." |
Dirty Linen (USA) - Giugno
2001 |
"Italian
band approach a range of Western European folk song and early
dance music with skill and bags of attack..." |
fRoots (UK) - Aprile
2001 |
"Accordéon
et guitare acoustique dominent un répertoire qui part dans
toutes les directions: majoritairement irlandais, mais aussi
espagnol, russe, breton, médiéval, rock..." |
Trad Magazine (Francia)
- Gennaio/Febbraio 2001 |
"Il
cd è ricco di danze folk (jig, reel, bourrèe, strathspey),
canzoni tradizionali D.O.C., melodie medievali e rinascimentali,
melodie dell'Est (Karobicka, Odishama) e composizioni contemporanee
(Dan Ar Braz, Feregalli)..." |
Celtica - Gennaio/Febbraio
2001 |
"Deuxième
cd pour ce groupe italien qui aborde avec un bel entrain un
répertoire international... les sept musiciens et la chanteuse
installent très rapidement une ambiance de fete..." |
Le Canard Folk (Belgio)
- Gennaio 2001 |
"Il
gruppo assembla con stupefacente abilità compositiva le matrici
originarie del folk di ciascun paese. Un album ricolmo di
sorprese che davvero non potrà stancarvi..." |
Celticworld.it - Dicembre
2000 |
"La jument
de Michaud" è eseguita con quell'energia che solo i bretoni
purosangue possono vantare; il ritmo del disco è veramente
trascinante, roba da far venire le vertigini. La F.B.A. ha
capito la lezione: in questo mondo sopravvive solo chi ha
personalità e fantasia, e loro ne hanno da vendere..." |
Traditional Arranged -
Ottobre 2000 |
"Dal
punto di vista tecnico si tratta di un ottimo prodotto che
si segnala per l'amalgama del suono, un vero e proprio muro,
e per la raffinatezza di alcuni arrangiamenti..." |
Cupacupa.com - Settembre
2000 |
"E'
un disco che testimonia la volontà del gruppo di trasmettere
tutta la propria carica energetica e vitale; rivendicando
spazi senza limiti hanno dalla loro parte la capacità di coinvolgere
e trascinare il loro pubblico..." |
Folk
Bulletin - Luglio 2000 |
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Passione sogno
poesia |
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Autoproduzione
1997 - FBA001 |
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Aurora |
Basum piscinina |
Il richiamo |
Dopo la pioggia |
Menà via
da ti |
Grooves |
Bouzouky belly
dance |
Una poesia per
te |
Lora |
El bisogn de amar |
Se'l canta |
Domani |
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Nel '97
esce il primo cd, una produzione intensa e ricca di significati,
nella quale si catalizzano le principali influenze artistiche
che ogni membro della FBA ha conosciuto.
"Dalla rimembranza
celtica alla canzone d'autore, dalla favola alla citazione
rock, dai rumori fuori scena alla colonna sonora, questo lavoro
trae la sua maggiore fascinazione proprio dal suo essere inconsueto
e travolgente, carico di energia vitale. Consigliato a tutti
coloro che ascoltano i dischi ad occhi chiusi immaginandosi
uno spettacolo che si muove intorno..." |
Folk Bulletin - Luglio
1998 |
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"tra
virgolette i titoli dei brani F.B.A. contenuti nelle compilations" |
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